Prefazione di Giancarlo Tarzia
Un tempo
l’introspezione sentimentale era affidata al tradizionale diario, nel quale
fanciulle appena sbocciate alla vita, esternavano i propri sentimenti
generalmente con una cadenza giornaliera.
Oggi,
nell’era dell’informatica, al supporto cartaceo si sostituisce quello
elettronico, trasferendo in un blog le proprie”sgualcite e sparse riflessioni”.
Il blog, al contrario del tradizionale diario, che era custodito gelosamente
lontano dagli occhi di tutti, è un mezzo per aprirsi agli altri, per comunicare
con persone mai conosciute, per offrire i propri sentimenti e/o vicende
personali al giudizio di una platea - più vasta è più è gratificante - per
superare molte volte la solitudine e l’isolamento esistenziale nel quale spesso
siamo condannati a vivere da una società più attenta all’apparenza che
all’essere.
Ne “Il
Nulla e le Contraddizioni” Cavallotti segue un percorso inverso in quanto, pur
partendo da un blog, trasferisce queste
sue riflessioni su supporto cartaceo che è strutturato in cinque “quaderni” e
che del diario ha sì il carattere autobiografico ma non la dimensione
cronologica. La divisione in quaderni non ha un valore contenutistico ma è un
artificio utilizzato a spezzare il fluire del pensiero, è quasi un modo per
dare una cadenza ritmica all’introspezione.
Le riflessioni sono elaborate al di fuori di una categoria
spazio-temporale definita e le prime potrebbero essere posizionate per ultime e
viceversa; questo è dato dal fatto che il Nostro esamina il suo mondo
psicologico con lo sguardo disincantato di chi ha già maturato una personale ed
autonoma visione della realtà e l’unica evoluzione che possiamo notare è forse
un accentuarsi di un pessimismo disperato e senza sbocco che rifiuta ogni
visione codificata del reale.
In tutti i quaderni, ma in particolare
nell’ultimo, la forma aforistica del pensiero è accentuata e la realtà risulta
sempre più scarnificata e spesso
invertita nel suo significato più profondo. I pensieri si susseguono
martellanti quali note di una moderna sinfonia, apparentemente cacofonica, che
ha come sintesi finale un’armonia nuova fuori da ogni tradizione. Il
conformismo e l’omologazione sono le caratteristiche più aborrite dal Nostro
che si rifugia in un relativismo privo di ideali e disperatamente
destrutturante. Una personalità inquieta e multiforme opera in questi cinque
quaderni una sintesi onirica di un “Reale” che cessa di essere tale per
trasformarsi continuamente nel suo “Opposto”. Categorie come religione, etica,
amore, politica subiscono una tale torsione e deformazione concettuale che solo
apparentemente sembrano essere rifiutate ma in realtà sono sottoposte ad una
ricerca continua e ossessiva che penetra nella loro essenza più profonda.
Andiamo con la mente a certe figurazioni di Picasso o ai cellophane di Burri.
In questo senso gli aforismi del Cavallotti non sono pensati per essere
racchiusi gelosamente nello scrigno di un diario ma al contrario per essere “gridati”
in un blog.
