lunedì 26 novembre 2012

Prefazione di Giancarlo Tarzia



Prefazione di Giancarlo Tarzia


            Un tempo l’introspezione sentimentale era affidata al tradizionale diario, nel quale fanciulle appena sbocciate alla vita, esternavano i propri sentimenti generalmente con una cadenza giornaliera.
            Oggi, nell’era dell’informatica, al supporto cartaceo si sostituisce quello elettronico, trasferendo in un blog le proprie”sgualcite e sparse riflessioni”. Il blog, al contrario del tradizionale diario, che era custodito gelosamente lontano dagli occhi di tutti, è un mezzo per aprirsi agli altri, per comunicare con persone mai conosciute, per offrire i propri sentimenti e/o vicende personali al giudizio di una platea - più vasta è più è gratificante - per superare molte volte la solitudine e l’isolamento esistenziale nel quale spesso siamo condannati a vivere da una società più attenta all’apparenza che all’essere.
            Ne “Il Nulla e le Contraddizioni” Cavallotti segue un percorso inverso in quanto, pur partendo da un  blog, trasferisce queste sue riflessioni su supporto cartaceo che è strutturato in cinque “quaderni” e che del diario ha sì il carattere autobiografico ma non la dimensione cronologica. La divisione in quaderni non ha un valore contenutistico ma è un artificio utilizzato a spezzare il fluire del pensiero, è quasi un modo per dare una cadenza ritmica all’introspezione.
Le riflessioni sono elaborate al di fuori di una categoria spazio-temporale definita e le prime potrebbero essere posizionate per ultime e viceversa; questo è dato dal fatto che il Nostro esamina il suo mondo psicologico con lo sguardo disincantato di chi ha già maturato una personale ed autonoma visione della realtà e l’unica evoluzione che possiamo notare è forse un accentuarsi di un pessimismo disperato e senza sbocco che rifiuta ogni visione codificata del reale.
             In tutti i quaderni, ma in particolare nell’ultimo, la forma aforistica del pensiero è accentuata e la realtà risulta sempre più scarnificata e spesso invertita nel suo significato più profondo. I pensieri si susseguono martellanti quali note di una moderna sinfonia, apparentemente cacofonica, che ha come sintesi finale un’armonia nuova fuori da ogni tradizione. Il conformismo e l’omologazione sono le caratteristiche più aborrite dal Nostro che si rifugia in un relativismo privo di ideali e disperatamente destrutturante. Una personalità inquieta e multiforme opera in questi cinque quaderni una sintesi onirica di un “Reale” che cessa di essere tale per trasformarsi continuamente nel suo “Opposto”. Categorie come religione, etica, amore, politica subiscono una tale torsione e deformazione concettuale che solo apparentemente sembrano essere rifiutate ma in realtà sono sottoposte ad una ricerca continua e ossessiva che penetra nella loro essenza più profonda. Andiamo con la mente a certe figurazioni di Picasso o ai cellophane di Burri. In questo senso gli aforismi del Cavallotti non sono pensati per essere racchiusi gelosamente nello scrigno di un diario ma al contrario per essere “gridati” in un blog.

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